TEATRO SOSTENIBILE

Il Teatro Sostenibile non è un modello di teatro codificato. Chiunque, attore, regista, drammaturgo
può edificarlo con un proprio mattoncino. Il mio viaggio nel capire cos’è il teatro è cominciato negli anni ’70 del secolo scorso. Ha avuto varie stagioni e stazioni. Nel mio primo spettacolo “L’Attore sul tappeto”, ho sviluppato iltema del senso di una recitazione personale dell’attore nel mondo: io ero l’attore e lo spettatore
era il mondo che mi accompagnava nel viaggio. Null’altro è il teatro se non un attore a contatto con uno spettatore con il quale condivide logos e spazio. Oggi si direbbe la sostenibilità di un raccordo umano.

laboratorio

Dopo più di cinquant’anni di teatro, vorrei mettere a disposizione dei partecipanti, le mie riflessioni ed esperienze sul “senso” del Teatro, evidenziando le capacità di sviluppare comunicazione partendo da sé stessi in dialogo con un pubblico.

Nel laboratorio di Teatro Elementare che si fa?  

Intanto prima di fare si ascolta con tutti i sensi, la vista, l’udito, l’odorato, il sentito… Solo poi si fa!

Come?  

Si fa, si fa….!

Marco Rota


Webinar sul teatro sostenibile presso la fondazione Comunità bergamasca LINK 

Intervista in diretta in occasione di Agritravel, la fiera dei territori LINK 

Intervista presso il Kilometro Rosso LINK

SCHEDA PRESENTAZIONE CONVEGNO TEATRO SOSTENIBILE

Nascita e rinascita della commedia dell' arte

La sostenibilità è, forse suo malgrado, una parola altamente di moda. Tutti ne parlano e la auspicano. Il vocabolo sostenibile rimbalza in ogni discorso della nostra vita quotidiana e ci ispira qualcosa di vagamente gratificante e confortevole; insomma ci coccola e si fa amare.

E nel Teatro?

Un modello di riferimento esiste ed è quel tipo di spettacolo conosciuto con il nome di Commedia dell’Arte.La sostenibilità è insita nella pratica stessa della Commedia dell’Arte. Se mai esistesse un tipo di teatro che ha tutte le caratteristiche della sostenibilità, quello sarebbe la Commedia dell’Arte.

Questo Convegno ne esplora gli aspetti ed i valori. Sarà interessante scoprire come i momenti teatrali di Commedia dell’Arte si potranno intrecciare ai percorsi di turismo culturale. Il Convegno può fornire anche una modalità per scoprire le ricchezze del territorio di Bergamo in quanto viene evidenziata la relazione stretta con le modalità di produzione dei prodotti “materiali” enogastronomici affiancata a quelli “immateriali” legati alla antica cultura teatrale bergamasca, fornendo spunti creativi agli organizzatori di futuri eventi.

Le caratteristiche di sostenibilità nella Commedia dell’Arte

Provate a pensarci! Per quello che riguarda lo spazio, se la sostenibilità è quella di non consumare territorio la Commedia dell’Arte proprio non ne consuma: basta una palchetto quattro metri per quattro – volendo, neanche il palco è indispensabile: basta un rialzo per farsi vedere da tutto il pubblico –; lo spazio scenico si può piazzare ovunque e può essere ovunque, davanti al pubblico, tra il pubblico, con il pubblico; se la sostenibilità vuol dire materia prima a Km zero chi più della Commedia dell’Arte è a Km zero? La materia prima sono gli attori stessi.

Più sono di qualità e meno altro occorre per fare spettacolo.

Il copione è un canovaccio, cioè una traccia per l’azione dei personaggi: addirittura talvolta questo “sapere” è trasmesso oralmente e di conseguenza la quantità di alberi da abbattere è minima, in quanto il testo, più che le pagine scritte, è la presenza scenica degli stessi attori.

 Da un punto di vista dei consumi energetici non vi è spreco di energia: le luci sono fisse, la rappresentazione non ha bisogno di effetti speciali tipici dei grossi parchi luce e potrebbe funzionare anche con le sole candele, volendo addirittura en plein air. Per quello che riguarda la sostenibilità quantitativa dei materiali nessuno spreco: la scenografia è un pezzo di tela appeso, la cui funzione è quella di permettere agli attori di fare il cambio abito dei personaggi dietro le tende.

 Anche lo spreco per le tournée è minimo: spesso i materiali viaggiano negli stessi mezzi di trasporto degli attori. Niente TIR al seguito. Non di rado capita che la Compagnia viaggi in treno, con costumi e attrezzature nelle valigie.

Per non parlare dell’ecologia del tipo di rappresentazione.

 La Commedia dell’Arte porta buonumore; suscita risate a cascata negli spettatori ma anche negli attori stessi. Non potete immaginare quanti risparmi si potrebbero avere nel campo e nei bilanci della salute se la gente si potesse godere di più la vita, assistendo o, meglio ancora, praticando un tipo di teatro siffatto. Un modo di fare teatro alla portata di tutte le tasche, in luoghi e spazi pensati per la fratellanza attori/spettatori: quante risate per lenire gli stress e i dolori mantenendo rilassato e “aperto” il proprio corpo.

Insomma, salutare ecologia per l’animo ed elisir di vita vissuta.

La Sostenibilità teatrale nel Territorio di Bergamo

Non è un caso che il Convegno parta proprio dal territorio di Bergamo che può rivendicare, a ragione, la nascita della Commedia dell’arte, grazie al personaggio teatrale dello Zani bergamasco, poi sdoppiatosi scenicamente in Arlecchino e Brighella, espressione di un’identità culturale e lavorativa bergamasca, in contrasto con il potere del ricco mercante veneziano Pantalone.

Il sottotitolo del Convegno recita appunto Nascita e rinascite della Commedia dell’Arte.

Dove se non in questo territorio auspicare che rinasca l’interesse verso un personaggio che nessuno altro territorio mondiale può rivendicare se non Bergamo? E’ vero che Arlecchino (ed in tono minore anche Brighella), è più conosciuto ma il capostipite è senza ombra di dubbio lo Zani bergamasco. Arlecchino e Brighella, essi stessi Zani bergamaschi, non son altro che illustri eredi, comparsi per esigenze puramente sceniche sui palcoscenici quasi un centinaio di anni dopo gli Zani bergamaschi.

Il turismo culturale, se vuole essere sostenibile, non può prescindere da un rapporto con l’identità storica e culturale con il territorio di provenienza, e quindi con lo Zani bergamasco in primis. E nel caso di Bergamo può trarre giovamento da un giacimento culturale inespresso e poco valorizzato che oltre tutto, come ho già avuto modo di affermare per la Commedia dell’Arte in generale, non solo rispecchia tutte quelle caratteristiche di sostenibilità, ma addirittura ha contribuito a crearle.


Libro

È un argomento per il quale vale ancora la pena di scrivere un libro?

O rappresenta un’operazione nostalgica volta a soddisfare chi, narcisisticamente, si ostina a voler parlare di un mondo che non esiste più e che nulla più sa dire ai contemporanei, forse neanche ai teatranti stessi?

Io stesso ne sorrido mentre lo scrivo, come sorridessi di qualcosa di amichevolmente buffo che cerca di trovare un posto per mostrarsi,  ma che viene cortesemente invitato a stare un po’ più in là, perché ci sono cose molto più importanti nella nostra vita degne di essere ricordate e praticate.     Commedia dell’ Arte? Intervistati di strada – questo sì che è moderno – disorientati balbettano: “Arlecchino… Pierrot… Pulcinella… Goldoni; ma anche… boh!”. Ridere? “Troisi”. “Una marca di biscotti?”.

E incalzati dall’intervistatore: “L’avete mai vista in tv?”. “Mai… non so… su che rete? Forse Fo?”. Il mio sorriso benevolo a questo punto si tramuta in un sorriso sotto i baffi… lasciamo perdere. Va bene, questo libro lo scriverò per il piacere di scriverlo e per qualcuno che avrà il piacere di leggerlo.

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